Semi di cannabis: guida alla scelta
L’hobby della coltivazione di cannabis in casa è molto diffuso. Nel momento in cui si decide di iniziare, è opportuno considerare diversi aspetti. Uno dei più importanti è la scelta dei semi.
Online si possono oggi comprare in pochi click diverse tipologie di semi di marijuana (Sensoryseeds è uno dei più celebri e-commerce del settore).
Questa corposa gamma di scelte può rendere difficile trovare la scelta giusta per le proprie esigenze. Alla base di tutto, è necessario un focus su alcuni criteri di qualità imprescindibili.
Quali sono? Seguici nei prossimi paragrafi per scoprire la risposta.
Indice dei contenuti
Varietà di cannabis
Il primo criterio da prendere in considerazione quando si parla di scelta dei semi di cannabis riguarda la varietà. Ecco le alternative da prendere in considerazione:
- Cannabis indica
- Cannabis sativa
- Soluzioni ibride
La scelta dipende dall’effetto che si ha intenzione di apprezzare. Nel caso della cannabis indica, si ha a che fare con una percezione che, da molti, viene descritta chiamando in causa concetti come il relax. Questa variante di cannabis, quando si sviluppa, produce piante che, al primo sguardo, colpiscono per il loro aspetto tozzo.
La sativa, invece, è una variante di cannabis il cui effetto è all’insegna dell’euforia. In questo caso, è importante ricordare che alcune piante possono arrivare ad altezze notevoli, raggiungendo addirittura i 3 metri.
In merito agli ibridi, è bene ricordare che, oggi come oggi, la maggior parte dei semi di cannabis rientrano sotto questo cappello.
Semi regolari, fotoperiodici e autofiorenti: quale scegliere?
Un’altra parentesi da aprire quando si parla di scelta dei semi di cannabis riguarda la distinzione tra regolari, fotoperiodici e autofiorenti. Cosa cambia? Qual è la soluzione migliore?
Nel caso dei semi regolari, si ha a che fare con una soluzione che, rispetto al passato, ha visto la propria popolarità perdere quota. Il problema riguarda il fatto che si tratta di sementi in grado di produrre sia piante maschio, sia piante di sesso femminile.
Solo la seconda opzione garantisce la produzione di fiori e, ormai da anni, è per questo la favorita dai coltivatori che non vogliono sprecare tempo e denaro nell’eliminazione degli esemplari di sesso maschile.
Dal momento che non è possibile sapere subito quale pianta produrrà il seme, si tende sempre di più a evitarli.
Quando si ha a che fare sono i semi fotoperiodici, questo problema viene bypassato. Parliamo, infatti, di una soluzione che garantisce la produzione di piante di sesso femminile.
Un capitolo a parte va dedicato ai semi autofiorenti, oggi molto popolari. I motivi del loro successo sono legati alla rapidità di crescita – già dopo 4 settimane dalla semina, è possibile notare la presenza delle piantine – e alla possibilità di ottenere piante di dimensioni non eccessive, ottima soluzione nei casi in cui si deve coltivare la cannabis in casa o sul balcone con la volontà di mantenere la discrezione. I semi autofiorenti non richiedono una gestione complessa del ciclo di illuminazione.
Queste caratteristiche sono legate al loro derivare dalla cannabis ruderalis, una varietà originaria della Siberia, zona del mondo che, a causa del suo clima ostile, porta le piante a concentrare in poco tempo il processo di crescita.
Come riconoscere i segni di qualità
Al di là della varietà e del genere della pianta risultante, esistono anche alcuni criteri che, quando si parla di semi di cannabis, vanno considerati per avere la certezza di comprare un prodotto di qualità.
Il primo è il colore. Un buon seme di cannabis dovrebbe essere di cromie come il marrone, il grigio o il nero. Un altro criterio positivo riguarda la presenza di macchie scure irregolari sulla superficie.
Da evitare sono i semi di colori come il bianco e il verde, cromie che denotano una completa maturità non ancora raggiunta.